Reggio Calabria, 2 settembre: messa a dimora dell'albero della libertà di Francesco Nucara Reggio Calabria, 2 settembre 2012: messa a dimora dell’”albero della libertà” a Piazza Castello. Di seguito il discorso del segretario nazionale Nucara e un intervento di Riccardo Napolitano, Dir. Prov. Pri. Secondo lo storico Lucio Villari “pochi sanno che la grande fiammata rivoluzionaria del 1848 che investì l’Italia e l’Europa e dalla quale ha inizio il nostro Risorgimento nazionale, fu accesa proprio a Reggio il 2 settembre 1847” (La Repubblica, 8 dic. 1992). Il 29 agosto, dopo quindici anni esatti, Garibaldi veniva ferito in Aspromonte; Domenico Romeo di S. Stefano lanciava la rivolta e issava il tricolore sul municipio del suo comune. Il 2 settembre i Romeo - fratelli, cugini e nipoti - guidarono circa 500 persone alla conquista di Reggio, insediandovi un governo provvisorio. Dopo la rivoluzione francese, i repubblicani piantarono il primo albero della libertà a Parigi nel 1790. Presto l’iniziativa si diffuse in tutta Europa e anche in Calabria furono piantati alberi della libertà a Castrovillari, Montepaone, Badolato, dove un gruppo di repubblicani fu trucidato su ordine del feudatario del posto che impedì la messa a dimora della pianta. In Romagna l’uso si diffuse nel periodo della Repubblica Romana (1849). Ma anche dopo furono issati alberi della libertà: il loro significato era la nascita dello “Stato di Diritto di Cittadinanza”. Così fu a Baresi (BG) il 25 aprile 1945 e cosi fu nel 60° anniversario della nascita della Costituzione. Nella ricorrenza dell’anniversario dello scoppio della scintilla che diede l’avvio al Risorgimento Italiano, i repubblicani reggini dànno il via alla posa degli alberi della libertà in tutta la provincia. Oggi non siamo nel 1847, tantomeno nel 1848, e nemmeno nel 1945 o nel 1948. Oggi abbiamo garanzie di libertà formali. Però ci manca quella “garanzia sostanziale” che più ci dovrebbe essere assicurata dalla Costituzione Italiana. Nell’Italia di oggi ci sono doveri per tutti e diritti per pochi. Ai calabresi, e ai reggini in particolare, questi diritti vengono negati. Siamo terra di mafia? E allora liberiamoci dalla mafia. Siamo terra di malapolitica? E allora liberiamoci della malapolitica. Siamo terra di evasori? Liberiamoci degli evasori. Siamo terra di cattivi cittadini? E allora piantiamo alberi della libertà per riaffermare lo Stato di Diritto di Cittadinanza. E’ questo il significato simbolico dell’“olmo” che piantiamo oggi. Dobbiamo tutti quanti, senza alcuna partigianeria, lottare perché la libertà si riaffermi per tutti, nessuno escluso. Se qualcuno tenterà di sradicare questo albero noi ne pianteremo altri due e, se fosse necessario, lasceremo ai posteri l’impegno di continuare questa iniziativa trasformando l’albero della libertà in “bosco” della libertà. Confidiamo tuttavia come sempre nelle forze dell’ordine e nella magistratura affinché l’albero non si debba trasformare in bosco. Il primo lavoro spetta però all’insegnamento. All’educazione. In primo luogo all’educazione civica, all’insegnamento della storia. Senza cultura non basteranno né alberi, né boschi. |